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Covid 19, all'ospedale Sant'Andrea la Terapia intensiva apre alle visite dei parenti

ABBRACCI, sguardi, carezze, parole alcuni ospedali considerano il rapporto tra il paziente e i suoi familiari come una parte fondamentale e integrante della cura. Un esempio è la Terapia Intensiva Covid dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma (Azienda ospedaliero-universitaria) diretta da Monica Rocco, docente o di Anestesia e Rianimazione all’università La Sapienza che ha deciso da qualche settimana di riaprire ai familiari. “La presenza di una moglie, un marito, un figlio o un amico è terapeutica, riduce lo stress e il carico farmacologico”.

 

 

 La Terapia intensiva e la psicologia si prendono cura insieme

Ma c’è un altro monitoraggio post-Covid e riguarda l’aspetto psicologico dei pazienti che hanno vissuto il dramma del contagio, della malattia e del ricovero in Terapia Intensiva. “Sono proprio loro e i familiari a meritare un’attenzione particolare. Sono i più vulnerabili e a rischio di sviluppare stress psicologico”. Il trauma del contagio, la paura di morire, l’isolamento dai familiari, hanno un impatto negativo sulla salute di chi è stato malato di Covid e di chi gli è stato vicino: non di rado vediamo sintomi come ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi del sonno. Non solo tac e radiografie dunque, ma anche un follow-up psicologico, un servizio di assistenza (completamente gratuito) creato da un team di psicologi sempre dell’università La Sapienza coordinati dal professor Gianpaolo Nicolais, docente di Psicologia dello Sviluppo.

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